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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Rustico napoletano

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Il rustico napoletano è il più insolito ed il migliore che abbia mangiato, tant’è che, quando lo scoprii, ne mangiai... tre! La particolarità di questo rustico sta nell’involucro dolce, che racchiude un goloso ripieno salato. No, no, non fate quelle facce! È squisito, i sapori si equilibrano perfettamente e i recettori gustativi hanno un bel da fare! Non so se vi fiderete, ma ci provo... assaggiatavillo! 🤣 Per il mio rustico di diametro 20 cm ed i rustici piccoli( nei pirottini bassi in alluminio) ho preparato una frolla dolce con lo strutto: su 500 gr farina, ho usato 200 gr strutto per sabbiare, poi ho aggiunto, 200 gr zucchero ed un uovo intero, oltre ad un pizzico di sale e poca scorza di limone grattugiata. Ho posto in frigorifero la frolla per una notte. Il mattino seguente, ho preparato il ripieno con mezzo kg ricotta di pecora ben sgocciolata, che ho ben amalgamato con circa 200 gr provola ragusana e 150 gr soppressata di Gioì Cilento(SA), il tutto tagliato a pez

Scammariando, scammariando...

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.. siamo già al venerdì santo. La frittata di scammaro è un piatto tipico della tradizione pasquale partenopea, e significa frittata di magro. Il verbo scammariare indica, infatti, contrapposto al verbo cammariare , il mangiare di magro, quindi quaresimale. Anticamente, nei Conventi, usava rispettare con rigore il periodo di Quaresima, con astensione dalle carni e dai cibi più gustosi. Nel caso in cui uno dei frati avesse dovuto, per necessità di salute, astenersi dal digiuno quaresimale, veniva autorizzato a consumare i pasti nella sua cella, ossia la propria”cammera”. Da ciò, deriva il verbo cammariare. Tutti gli altri frati, che consumavano invece i frugali pasti insieme, in refettorio,” scammariavano”, ossia mangiavano fuori dalle proprie celle. Da ciò, scammariare equivalente di mangiare di magro. Questa frittata( o non-frittata) di pasta è uno dei miei piatti preferiti: mi piace sentire la croccantezza della pasta” arruscatella”, mi piacciono olive, capperi, pinoli e pa

Pastiera per Pasqua 2018

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E si, lo so, in questo blog già ho pubblicato una ricetta per la pastiera, qualche anno fa, ma, anche se nel vecchio post ci sono sia la ricetta per la crema di grano che i fotogrammi, manca la ricetta della frolla che uso solo ed esclusivamente per la base di questo dolce pasquale della tradizione campana. La frolla per la pastiera, come dice anche Pasqualina in un post su Facebook, VUOLE la sugna( o strutto che dir si voglia); non si ammettono eccezioni, voli pindarici e via discorrendo. Parafrasando Marisa Laurito, che affermava” il babà e una cosa seria” nel lontano 1989, posso dire senza tema di smentita che la pastiera sia una cosa seria. Profumo, tempi di preparazione piuttosto lunghi, e, per finire, le strisce che si intersecano sul dolce a formare le croci, sono le componenti che portano nell’immaginario popolare l’attesa dell’ ultimo miracolo, la Resurrezione dai morti dell’Uomo-Dio che, secondo la religione cattolica, col suo sacrificio in Croce e la sua rinascita a nu

Polpette di melanzane

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Ci ho preso davvero gusto, a curiosare nel blog di Vale ntina! Le sue ricette, abbordabili e golose, mi hanno conquistata tanto quanto i fattarielli che precedono la ricetta. Oggi ho deciso, avendo una bella melanzana seta in frigo, di preparare le sue polpette di melanzane , o meglio, quelle di sua zia Nora, che ne prepara in abbondanza come apripasto estivo. Nel suo post, Valentina dice di aver sperimentato l’assaggio delle polpette di melanzane sia in versione con carne, sia senza. Chi scrive, invece, ha assaggiato solo la versione senza carne, e sinceramente non avverte l’esigenza di modifiche: vanificherebbero l’effetto ricordi d’infanzia, di picnic in riva al mare, di allegre scampagnate all’ oasi WWF di Senerchia(AV). Della sua ricetta, che trovate cliccando proprio qui, ho cambiato solo una cosa: ho utilizzato uno spicchietto d’aglio a pezzettini minuscoli, invece dell’aglio granulare, che non ho in casa. Questo è il mio quarto contributo per il Contest di Flavia .

Patate attappate

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Ah,le nonne,che bellissima invenzione! Ricordo nitidamente la mia nonna materna, Lucia, donna dal carattere forte e deciso, che ha cresciuto da sola mia madre e mia zia dopo aver lasciato il piccolo paese lucano di Montemurro( PZ)- e suo marito, che aveva dilapidato la dote di nonna-. Donna coraggiosa, nonna Lucia: in Italia, all’epoca, non esisteva il divorzio e, anzi, si veniva condannati per” abbandono del tetto coniugale”; quando fu udita dal giudice della separazione, ottenne da questi una frase, pronunciata guardando in tralice mio nonno:” e lei, non si vergogna? Sua moglie ha tutte le ragioni!” Nonna Lucia ha, dopo il matrimonio dei miei genitori, vissuto con noi, in una zona della casa che le desse( e desse ai miei) l’ impressione di avere tutti una propria indipendenza: tinello in comune, poi, a destra del corridoio, la spaziosissima camera di nonna, con un bel balcone; proseguendo nel corridoio, c’ era la cucina” grande”, poi un disimpegno interno alla cucina, che dava su

Frittata di cipolle

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Il blog di Valentina , scoperto grazie a Flavia ed al suo Contest, THE RECEPT-IONIST, che il 27 settembre prossimo compirà 7 anni, mi ha letteralmente conquistata: le ricette sono di semplice esecuzione e sono presentate in modo raffinato, qui e là riaffiorano ricordi di famiglia( in particolare, mi hanno colpita, per vissuto personale, quelli dedicati a sua nonna), e belle le foto, con set preparati in modo accurato. Insomma, visitate Profumo di Limoni : non ve ne pentirete! La seconda ricetta che ho scelto dal blog di Valentina è, ancora, una frittata, per la felicità di mio figlio( la foto che segue ne é una lampante dimostrazione), che in questi giorni è a casa dall’asilo per via di un brutto raffreddore, e che predilige le uova. A differenza di Valentina , che ha adoperato dei cipollotti freschi, per la mia frittata ho usato cipolla di Tropea. Le mie dosi, per un’adulta ed un bimbo, sono state: mezza cipolla di Tropea tagliata a listelli non sottilissimi e lasciat

Un mini polpettone che si crede uno Scotch egg

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Non so voi, ma la domenica sera, in genere, mi dedico ad alcune preparazioni per cui non avrei tempo durante la settimana; ciò accade soprattutto quando so che Mario resterà a casa dall’ asilo per una qualche ragione( per esempio, in questi giorni è a casa perché influenzato e con gli archi della gola arrossati). Stasera mi sono dedicata al polpettone da congelare. L’ impasto, spannometricamente, è: misto di carne di maiale e manzo tritate finemente, pari volume di pane ammollato nel latte e ben strizzato, una buona dose di Pecorino pepato grattugiato, uova( circa 4, intere), Sale, pepe, qualche cappero precedentemente dissalato( basta tenerli mezz’ora in acqua calda), pinoli ed uvetta a piacere, ma senza esagerare! Il composto dovrà essere piuttosto morbido, e per ottenere un cilindro sarà necessario avvalersi di carta forno. Cuoce a 170 gradi ventilato per circa 40 minuti. Mentre preparavo l’ impasto, mi è venuto in mente che avrei voluto provare gli Scotch Eggs. Ho messo su

Crêpes

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Oh, mamma mia! Altro che primavera, qui in Sicilia orientale oggi c’è quello che a Napoli definirebbero” o patapat’ e l’acqua”! Fulmini, tuoni, addirittura una lieve grandinata... e tutto ciò proprio mentre stavamo preparandoci per andare alla Benedizione delle Palme al parco vicino casa. Buona Domenica delle Palme, a proposito! Nel tentativo di portare, almeno in tavola, un po’ di sole, ho deciso che per pranzo avrei preparato le crêpes di una bravissima professionista, Maria Letizia Montalbano , che, in occasione del mio quarantunesimo compleanno, quando ancora vivevo in Campania, allestì gran parte del buffet. Non avevo festeggiato i 40 anni, infatti, perché in luglio era morto il mio papà, e non mi sentivo in vena di inviti e tappi di spumante, per cui il mio ex marito suggerì di festeggiare i“ 40+1”, l’ anno successivo. Le crêpes hanno una caratteristica importante: sono il pretesto per racchiudere il ripieno. Devono, quindi, essere sottilissime. La ricetta di Maria Le

Frittata di patate

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Valentina ha vinto THE RECIP-TIONIST marzo/ aprile 2018 , e, nel suo luminoso e ricchissimo blog, ho trovato vari interessanti spunti, tra cui un piatto che ho deciso immediatamente di proporvi: la frittata di patate della sua mamma. Diverse sono le ragioni per cui ho scelto proprio questa ricetta: - sono mamma di un bimbo di 5 anni, il quale mangia ancora in modo selettivo( a casa; all’ asilo assaggia tutto!) - mio figlio venera le frittate e le patate - la mia mamma è stata una mamma lavoratrice, sempre di corsa per conciliare lavoro, famiglia, vita sociale di mio fratello e mia, e quindi provo grande simpatia per la mamma di Valentina - mio fratello ed io per anni abbiamo preso in giro mia madre per gli” spuntini” che immancabilmente ci serviva nella hall della piscina( allora- parlo degli anni tra il 1976 e il 1980- era uso comune, far merenda lì): SEMPRE e SOLO toast con prosciutto cotto e sottiletta. Insomma, la frittata di patate della mamma di Valentina ha funzionato

Di riciclo in riciclo

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Vi succede mai di preparare piatti dolci o salati e, a fine pasto, ritrovarvi con quella che mia nonna chiamava” a creanza”, ovvero un avanzo piccino piccino da non poter utilizzare se non spezzafame pomeridiano? A casa mia succede spesso, e, per evitare di gettare via del cibo, spesso mi invento non ricette che, a volte, risultano più gradite della base di partenza. Oggi ho riciclato del ciambellone bicolore* che stava indurendosi ed una tazza di crema pasticciera, avanzata dalla preparazione delle zeppole di San Giuseppe. In un bicchiere da acqua( ma sarebbe stato meglio, avendone a disposizione, usare dei bicchierini) ho disposto, alla base, briciolame di ciambellone inumidito con un po’ di Sauternes. Sopra, ho versato qualche cucchiaiata di crema pasticciera; ho livellato e grattugiato sulla crema un quadratino di cioccolato con granuli di caffè. Sopra al tutto, ancora strati di briciolame e crema. Ho terminato con crema, cioccolato al caffè grattugiato e scagliette di mandorl

Zeppole di San Giuseppe

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Che io sia nata e cresciuta in Campania, a Salerno, si nota soprattutto dalle ricette dei giorni di festa: vuoi per nostalgia dei sapori di casa, vuoi per sentirmi più vicina ai miei, vuoi perchè insegnare a Mario anche le mie tradizioni è importante, tralascio( o comunque, affianco ai miei) i piatti siciliani. Oggi, san Giuseppe, non potevo assolutamente esimermi dal preparare le zeppole! La ricetta è quella infallibile di Antonia , il metodo è quello di Nunzia . Auguri a tutti i papá!

Polpette porri e limone( Yotam Ottolenghi)

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Queste” lemony leek meatballs” sono state una scoperta- piacevolissima- dal libro di Ottolenghi intitolato JERUSALEM. Non ci si aspetta di trovare, nel capitolo sulle verdure, una ricetta di carne, eppure- contro qualsiasi previsione- il risultato è stupefacente. Aggiungo solamente che ho adoperato brodo vegetale e che ho ottenuto 15 belle polpette. Cuocere a vapore circa 800 gr porri, precedentemente affettati a rondelle di 2 cm. Lasciar intiepidire e frullare senza ridurre in pasta( ho usato il coltello). Unire i porri a 250 gr macinato fine di manzo, 90 gr pangrattato, 2 uova, un cucchiaino e un quarto di sale fino, un cucchiaino di pepe. Far riposare mezz’ ora in frigorifero( io, tutta la notte), poi formare delle polpette piatte e rosolarle in 2 cucchiai di olio di semi di arachidi fino ad ottenere un bel colore dorato intenso. A questo punto, mettere le polpette da parte, pulire la padella con della carta assorbente per cucina, reinserire in padella le polpette e aggiunger

Torta di cavolfiore( Yotam Ottolenghi)

Sì, ammetto di essere rimasta conquistata da questa ricetta. E non sono stata l’ unica, in casa! Nel caso in cui aveste bimbi piccoli o... non tanto piccoli... che detestano le verdure e, in particolare modo, le brassicacee, questa torta salata fa per voi. Facile e veloce da preparare( soprattutto se, come me, dividete in due tempi il lavoro, cuocendo i cavolfiori la sera precedente e conservandoli in frigorifero, e proseguendo la preparazione l’ indomani), vi assicuro che nessuno si renderà conto di star mangiando l’ olezzoso ortaggio... e dire che ho adoperato il cavolfiore viola, notoriamente maleodorante, seppur delizioso. Ho diviso le dosi a metà, utilizzando tre uova medie, ed ho aggiunto, come suggerito sia da Maria Pia che da Dauliana, del latte intero. Ho anche utilizzato origano, invece di basilico, e- non avendo in casa altri semi se non quelli di sesamo- ho adoperato solamente questi ultimi. Avendo preso la ricetta dal blog di Dauliana, inserisco il link Aggiungo c

Insalata di cavolfiore arrostito e nocciole( Yotam Ottolenghi)

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Mamma mia, quanto tempo è trascorso dal mio ultimo post! Complici piccoli e meno piccoli problemi familiari, impegni con il piccolo Mario e varie, l ho proprio trascurato. Vediamo di ripartire, e da dove, se non da una gustosissima insalata assaggiata ieri sera, che secondo me farà riappacificare col cavolfiore anche chi decisamente non lo gradisce? La ricetta è di Yotam Ottolenghi; su Facebook, sono iscritta ad un gruppo di fan appassionate di questo chef, e devo dire che non mi è ancora accaduto di trovare una sua ricetta meno che perfetta. Per esigenze di dispensa, ho modificato il condimento( non avendo sciroppo di acero, ho adoperato il miel; ho sostituito i chicchi di melagrana con mirtilli rossi essiccati), ed è risultata comunque davvero gradevole. Preriscaldare il forno a 220 gradi. Suddividere 660 grammi di cavolfiore in cimette, e mescolarle con 3 cucchiai di olio, mezzo cucchiaino di sale e pepe. Arrostire il cavolfiore nella parte alta del forno per circa mezz’ora,